UN DISCO CI UNISCE speciale VAN DER GRAAF GENERATOR - Giovedi 22 Giugno ai "MOSAICI DI VITA"

Perchè i Van der Graaf Generator ?

  • Li ho scoperti quando avevo poco più di 12 anni , nel 1973 …

  • Bravi, profondi e drammatici, proiettati sul futuro a tal punto che meritano di essere ricordati e stimati anche ai giorni nostri.

  • Sono considerati un gruppo progressive-rock inglese ma non hanno molto in comune con gli altri gruppi del genere.

  • Nei loro testi non troviamo fiabe, elfi, gnomi, (come i Genesis, gli Yes o i King Crimson) ma angoscia del vivere e del divenire espressa attraversa un sound lirico ed epico. Testi profondi e drammatici,

  • Una musica che vive il senso del dramma. Non sono presenti virtuosismi, barocchismi o riempimenti vari, le atmosfere sono cupe e caratterizzate da arrangiamenti allo stesso tempo essenziali e complessi.

  • Il sound della band è raffinato e allo stesso tempo drammatico e aggressivo. I testi e le melodie di Hammill sono accompagnati da armonie intricate, laboriose, fatte di sobbalzi ritmici e di disturbi di sottofondo che ne aumentano la drammaticità.

Chi sono e quando si sono formati i VDGG

Nel fiorente panorama musicale inglese, nel 1967, all’università di Manchester appaiono i VDGG. Ma è solo nel 1969 che ottengono un discreto successo e questo successo lo ottengono particolarmente e stranamente proprio qui in Italia. Non passava giorno che, ascoltando Per voi giovani o le varie Hit Parade e classifiche, non passasse qualcosa dei VDGG.

La loro musica si inserisce nel filone del rock progressivo, brani generalmente sempre raffinati e delicati ma capaci di improvvise botte melodiche e di suono, grazie anche alla strepitosa voce di Peter Hammill, il fondatore ed anima del gruppo, voce di estrema dolcezza ma anche di altrettanta furia, raffinato e a sprazzi irruento… .

I loro testi sono sempre molto profondi e correlati a fatti o situazioni della vita reale, a differenza se vogliamo di altri gruppi (Genesis, King Crimson, ecc.) che preferivano atmosfere più favolistiche.

Una caratteristica assolutamente insolita per questo gruppo è lo scarso utilizzo delle chitarre. Il complesso infatti utilizzava generalmente voce, organo, fiati e batteria. (foto )

Guarda il video di Enrico Ruggeri sui VDGG

Guarda il video di Carlo Massarini sui VDGG

Guarda il video live del brano "Darkness 11/11"

Guarda il video live del brano "Whatever Would Robert Have Said?"


I vari membri del gruppo, uno ad uno...

La band, nella sua formazione più conosciuta, tralasciando i vari scioglimenti e reunion che si sono succedute.

Cominciamo ovviamente da Peter Hammill, l’anima del gruppo oltre che la voce, autore di quasi tutte le musiche e dei testi, capace inoltre di suonare chitarre e tastiere. (Foto1 - Foto 2)

Alle tastiere Hugh Banton, uno dei più apprezzati utilizzatori del celebre organo Hammond, capace di estrarre dai suoi strumenti qualsiasi suono capace di evocare sia l’angoscia che tranquille armonie. E’ lui con le sue pedaliere a supplire alla mancanza del basso. (Foto1 - Foto2)

Ai fiati David Jakson, sempre circondato da sax di ogni tipo e aggeggi elettronici in grado di elaborarne il suono. Ne sapeva suonare anche due contemporaneamente. (Foto1 - Foto2)

E infine Guy Evans alle percussioni, fornitrici di quella vastità sonora fatta di rock, jazz e altro. (Foto1 - Foto2)


1° brano : Afterwards

Cominciamo con un brano tratto dal 1° album del gruppo The Aerosol Grey Machine del 1969.

Afterwards è una dolcissima canzone d’amore; la musica e la voce di Peter Hammill sembrano fluttuare sulle colline inglesi. Molto bello l’assolo di pianoforte che non fa per nulla rimpiangere la mancanza di chitarra.

Alla fine il testo riporta a una realtà amara “troppo bello perché duri, i petali che stavano sbocciando sono solo carta nella tua mano”

(vedi testo e traduzione di Afterwards)


2° brano - Refugees

Il secondo brano che presentiamo è dedicato da Hammill a tutti i fuggitivi e profughi del mondo, ieri come oggi, ed è tratto da un album del 1970 intitolato The Least we can do is wave to each other.

Canzone delicatissima che ci proietta a quel West, a quel luogo che chi fugge dal grigio immagina di color oro.

(vedi testo e traduzione di Refugees)



3° brano - Killer

Il terzo brano è tratto dal terzo LP in studio, anche questo del 1970 intitolato

H to He Who Am the Only One.

Il brano è, se vogliamo, la metafora della debolezza umana: il killer è lo squalo che vive in fondo al mare e uccide tutti quelli che si avvicinano, ma alla fine è solo perché temuto da tutti, ma ha bisogno d’amore. Musicalmente il brano mostra l’ulteriore evoluzione dei VDGG, con improvvisi cambi ritmici, amplificati dai sax di David Jakson. (vedi testo e traduzione di Killer)


4° brano - House with no door

Il brano che andiamo ad ascoltare adesso, anche questo tratto da H to He Who Am the Only One è l’apoteosi dello struggimento e della solitudine, una casa senza campanello a cui nessuno suona. Delicato l’assolo dei fiati, che ricorda certe assonanze con i Genesis e altrettanto bello il finale di tastiere, batteria e organo.

(vedi testo e traduzione di house with no door)


5° brano - Theme One

Nel 1971 esce quello che è considerato l’LP più bello e completo dei VDGG: Pawn Hearts (che in Italia rimase nella top ten per 12 settimane!).

Da questo disco abbiamo scelto un primo brano, solamente strumentale, che certamente riconoscerete. Non è un brano originale dei VDGG bensì di un tale George Martin…


6° brano - Man-ERG

Il secondo celeberrimo brano selezionato da Pawn Hearts è il massimo esempio della musica dei VDGG : capace di sonorità dolcissime che diventano improvvisamente furia ossessiva.

La canzone è anch’essa una metafora, il continuo combattimento fra l’assassino, il cattivo che c’è in noi e l’angelo buono che vive altrettanto in noi.

(vedi testo e traduzione di Man-Erg)

Tremenda la parte centrale, in cui siamo acusticamente sballottati da destra a sinistra in una sorta di sbattimento interiore e bellissima infine la parte finale del sax che riporta ad una calma che però sentirete è solo apparente.

Siamo solo uomini, assassini e angeli, tutti così: dittatori, redentori e ancora, fuggitivi e profughi.


7° brano - Pilgrims.

Ci avviamo verso la conclusione della presentazione : questo ultimo brano è scelto da un album del 1975 Still Life .

Un brano di solitudine e speranza. Qui l’organo Hammond di Hugh Banton e il suo diffusore/distorsore Leslie la fanno da padroni e altrettanto belli i sax finali di David Jakson.

(vedi testo e traduzione di Pilgrims )



Altri brani da ascoltare...


A Plague of Lighthouse Keepers è un brano tratto da Pawn Hearts (1971).

Il brano è una suite lunga circa 23 minuti, comprendente l'intero lato B del disco. La traccia si contraddistingue per i numerosi cambi di tempo e di tonalità, incorporando in sé elementi di musica contemporanea….

Fondamentale il testo di questo lungo brano; Peter Hammill dichiarò:"È la storia di un guardiano del faro. Viene narrato il suo senso di colpa e i suoi complessi nel vedere morire le persone, lasciando che esse periscano senza poterle aiutare. Non c'è davvero una fine, sta a te decidere. Il guardiano o decide di uccidersi, oppure combatte i suoi fantasmi, riuscendo poi a vivere in pace. A livello psichico/religioso, si parla di come lui viene a patti con se stesso, e alla fine perde completamente la testa fino alla follia, o alla trascendenza. In entrambi i casi, è alla fine….E poi la canzone tratta anche dell'individuo che viene a patti con la società: questo è il terzo livello.

Per saperne di più : Van Der Graaf Generator - A Plague Of Lighthouse Keepers testo e traduzione di A Plague Of Lighthouse Keepers


Lemmings (Including Cog)

Il primo brano del lato A di Pawn Hearts (1971).

Peter Hammill dà il via alle riflessioni esistenzialiste dell’album cantando del suicidio di massa dei lemmings - piccoli roditori artici

(vedi testo e traduzione di Lemmings )


Per finire :

La Mia raccolta di brani dei VDGG su YouTube